domenica 21 ottobre 2012

Lavorare a Singapore

Ormai è quasi un mese che ho iniziato a lavorare (cavoli, passa in fretta il tempo a volte!!) e non ho ancora avuto modo di scrivere com'è, come mi trovo, che lavoro faccio, ecc ecc...
E' vero, ma non ho tempo per scrivere!! Ho fatto le prime settimane che tornavo a casa tardi perché dopo l'orario di lavoro mi fermavo a imparare qualcosa con la mia vicina di scrivania e quindi una volta a casa c'era giusto il tempo di buttare giù un boccone e poi crollavo nel letto stanca morta.

Ora invece sto iniziando a prendere un po' il ritmo (era un po' che non facevo la pendolare), organizzarmi e riuscire a rimanere sveglia almeno fino alle 10 :) Dato che anche oggi non ho molto tempo, vorrei riassumere brevemente come funziona il mercato del lavoro qui a Singapore.
Avevo già accennato qualcosa l'anno scorso ma ora posso darvi qualche info in più!

Lavorare a Singapore non è per niente facile se non grazie ad un'invito di un'azienda interessata al tuo profilo (com'è stato il caso di Stefano). Io invece ho dovuto prendere carta, penna e la casella di posta e passare ore e ore al pc per scovare un qualche posto di lavoro che facesse al caso mio.
Qui le leggi sull'immigrazione sono davvero dure e ogni sei mesi circa cambiano diventando sempre più strette. Di conseguenza, gli stranieri che possono ottenere un visto lavorativo sono davvero pochi, principalmente hanno un'ottima preparazione e/o anni di esperienza alle spalle.
Penso di avervi già detto quanto sia stata difficile per me, con una laurea triennale in economia (abbastanza banale se si pensa a quanta gente frequenta questa facoltà) con solo il vantaggio di conoscere lingue più occidentali che orientali. Gli stage erano fuori discussione, assumere stranieri significa spendere tanti soldi per l'iter burocratico per ottenere un visto, e senza di quello è impossibile lavorare. Anche le aziende fanno bene i loro conti e assumere uno straniero che sicuramente non rimarrà per sempre in questa zona ha i suoi lati negativi. Come dicevo appunto prima, se hai esperienza sei il benvenuto, tu ricevi un buon stipendio, ti fai esperienza all'estero e noi aziende ne otteniamo vantaggio dal lavoro che tu sai fare e noi no. Una politica aziendale che i Paesi asiatici hanno ben capito e adottato al volo.

Una volta trovato il posto, si parte con la trafila burocratica, passando attraverso il ministero del lavoro che una volta accettata la richiesta del visto lavorativo, ti invia una serie di documenti che devono essere compilati con la massima attenzione. Dopo di che c'è da fare l'esame del sangue e l'rx al torace. Una volta ottenuti i referti medici ci si deve recare presso il ministero del lavoro per la consegna dei documenti e la raccolta delle impronte digitali. Dopo circa 4 giorni lavorativi si può ritirare il visto. Il mio è proprio bruttino... avevo fatto delle foto prima di partire (avete presente quando aspettate il giorno giusto in cui siete meno orribili del solito per fare le foto-tessere?!?) in modo da risultare decente ma quando mi sono presentata allo sportello mi hanno detto "no glossy!! no glossy!" ehm... scusa!??! Le foto che avevo erano delle normali foto, loro le volevano senza riflessi, quindi accaldata e con i capelli super disordinati ho dovuto fare le foto al negozio di fianco. Non vi dico come ero contenta...

Alla fine ho ottenuto il visto (con una foto bellissima) e questo utilissimo (notare la nota sarcastica) libretto sulla sicurezza al lavoro e altre cose che dopo quasi un anno a Singapore, avevo già capito.

In futuro spero di riuscire a raccontare un po' com'è lavorare e il mio lavoro.

1 commento:

  1. ... vogliamo vedere la bellissima foto ovviamente :-p
    Altrimenti non vale!

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